Cambiare paradigma, dal manifesto 28-10-2020
Nel suo editoriale di domenica scorsa Norma Rangeri riflette sul cambio di paradigma necessario per affrontare le ricadute sanitarie e socio-economiche della recrudescenza pandemica da Covid 19. I fatti di Napoli e Roma sono probabilmente solo le avvisaglie di una poco organizzata, per ora, ma non meno pericolosa, frustrazione serpeggiante in strati di popolazione sempre più a rischio povertà ed emarginazione sociale o francamente in crisi da tempo. Le proteste imporrebbero, infatti, già da sole, un ripensamento radicale, un cambio di fase più che una semplice fase di cambiamento. Ora, il punto da affrontare è semplice, anche se le risposte non lo sono affatto: cosa impedisce ad intere nazioni, sempre più minacciate dal virus, di prendere atto di uno sconvolgimento planetario e di porvi rimedio? In realtà, e questo lo sappiamo tutti, negazionisti a parte, la pandemia è stato un tremendo acceleratore e rivelatore di processi già in atto: il virus non ha cambiato assolutamente nulla delle dinamiche, più o meno acute, che la globalizzazione bioliberista ha innescato attraverso le sue successive fasi di mutazione, a partire dalle crisi debitorie degli anni ’80 del secolo scorso sino al crack del 2008. Anche la pandemia di Covid 19, seppur più vasta e virulenta di quelle che l’hanno preceduta, l’aviaria ad esempio, è solo un altro risultato dei vari spillover, dei salti di specie, che continuiamo colpevolmente a generare con la nostra attività antropica. Se c’è una certezza, dunque, è che all’interno di questo paradigma macroeconomico non solo nessuna soluzione di lungo periodo è possibile, ma assisteremo ad un aggravarsi ulteriore delle diseguaglianze e dei cambiamenti climatici, con conseguenze concomitanti. Non è un caso che l’unica nazione che sembra trarre vantaggio da questa situazione sia in qualche modo la Cina, con il suo modello di socialismo di mercato, ed i cui miliardari, seppur in una situazione di controllo centrale e di assenza di garanzie democratiche, perlomeno come intese in Occidente, hanno oramai superato per numero quelli americani. Ecco allora che la scelta si rivela in realtà molto più netta del previsto, poiché esiste già oggi un modello vincente che sembra mettere insieme crescita, controllo sulla popolazione ed accesso alle cure sanitarie necessarie; un modello autoritario che sempre più evidenzia di converso le debolezze di stati democratici incapaci di assicurare nessuna di queste componenti. E allora la sfida che il Covid ci pone ha veramente bisogno di un ripensamento a diversi livelli se non si vuole prendere la scorciatoia antidemocratica, come rischiano anche gli USA di Trump o l’Europa dei sovranisti e populisti. E tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma di cui troppo poco si parla, sia a livello nazionale che internazionale, è di realizzare i punti del programma di sostegno agli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs). Qui troviamo un vero e proprio programma fondamentale che include dalla lotta alla povertà al diritto alla salute, dall’eguaglianza di genere all’accesso all’acqua potabile, dal diritto all’alimentazione al riequilibrio della relazione tra umanità ed ambiente, sino alla riscrittura dell’impalcatura economica dominante, oggi basata più sulla finanza che sui rapporti di produzione delle merci. Se realmente si volesse cambiare paradigma, questa è già oggi l’alternativa possibile e praticabile. Per quanto concerne infine l’Europa, il cui peso nello scacchiere mondiale e ben lontano da ciò che potrebbe essere, la pandemia ha mostrato una possibile strada verso il rilancio del processo di integrazione continentale a partire dal sostegno economico agli stati membri con la modifica dei parametri di compatibilità di bilancio e dell’uso delle risorse comuni. Si potrebbero dire molte altre cose ma le alternative di fondo sono ben delineate: o il sostegno convinto e concreto agli SDGs, con un investimento massiccio in manutenzione e cura del pianeta, oppure gradienti crescenti di controllo sociale e manomissioni ambientali, con ingravescenti crisi sociale e climatiche che aumenteranno a dismisura le diseguaglianze e l’instabilità sinché, chi se lo potrà permettere prenderà un bel volo lunare privato e guarderà dalla sua villa orbitante con piscina artificiale e culture idroponiche chi è rimasto sul pianeta pattumiera, ammazzarsi per un rifiuto commestibile e un goccio di acqua melmosa.
Raffaele K. Salinari