Ricordo di Mandela, da Il Manifesto del 7-12-2013

La levatura morale di Nelson Mandela corrispondeva appieno alla sua abilità di leader politico. Quando durante i Mondiali di calcio in Sud Africa nel 2010 molte organizzazioni che combattevano il traffico di esseri umani sollevarono il problema di un potenziale aumento del fenomeno in occasione dell’avvenimento, Nelson Mandela fece la differenza e spinse il Governo ad accelerare sulle procedure di approvazione di norme più severe contro i trafficanti di bambini. All’epoca il Presidente Jacob Zuma era contrarissimo a dare spazio a queste richieste, poiché sollevare il problema avrebbe danneggiato l’immagine della rainbow nation. In realtà il fenomeno del traffico, soprattutto di bambine dai paesi limitrofi, in particolare dal Mozambico, a scopo di prostituzione, si stava espandendo pericolosamente, dato che il “pacchetto” completo per molti tifosi stranieri, comprendeva, oltre le partite, anche questa forma di degenerata “trasgressione”. Oramai da molti mesi alla frontiera mozambicana, potevamo osservare piccoli gruppi di bambine trafficate verso le grandi città del Sud Africa, ma il problema era che non esisteva nella legislazione nazionale uno strumento adeguato per fermare questo delitto contro l’umanità. Circa un anno prima avevamo lanciato una campagna in questo senso, anche con il sostegno della Rai, della FIFA e di molte altre reti internazionali contro lo sfruttamento sessuale dei minori tra cui ECPAT, che si chiamava “Tutti in campo con i bambini”, ma il vuoto legislativo rischiava di vanificare gli sforzi. Che senso aveva denunciare il fenomeno se poi i trafficanti non sarebbero stati puntiti, o i bambini trafficati aiutati? Nel concreto le nostre richieste a Zuma erano quelle di una rapida approvazione dei protocolli internazionali contro il traffico e lo sfruttamento sessuale dei minori ed il conseguente veloce adattamento della legislazione nazionale in questo senso, il cosiddetto “fast track”. Ma il Presidente Sud Africano non sembrava interessato a queste sollecitazioni; la retorica dei Mondiali come momento avrebbe sancito l’entrata del Sud Africa nel novero delle grandi nazioni, dei BRICS, imperversava e l’attivismo anti sfruttamento veniva avvertito come un fastidioso rumore di fondo che interferiva con la trasmissione del messaggio principale. Mentre mancavano pochi giorni all’apertura dei Mondiali, attivammo un canale che in passato avevamo aperto con Madiba attraverso Graça Machel sua moglie che, per molti anni, è stata la Presidente della campagna “Stop all’uso dei bambini soldato” uno dei tanti aspetti della globalizzazione bioliberista che utilizza senza scrupoli anche i corpi infantili per combattere le sue guerre. Il messaggio raggiunse così Mandela che, discretamente ma autorevolmente, fece arrivare la sua voce a chi di dovere: in pochi giorni il problema fu evidenziato ed il Sud Africa entrò nel novero delle nazioni con una legislazione adeguata non solo al contrasto ma anche alla prevenzione del fenomeno. Come in altre occasioni di questo tipo, l’esempio del Sud Africa contagiò positivamente anche i paesi vicini, ed oggi i bambini dell’Africa australe possono contare su una rete di protezione più robusta ed a maglie molto più strette grazie, ancora ad una volta, alla grande anima di Nelson Mandela.

Raffaele K. Salinari, presidente Terre des Hommes

 

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