La Manovra-Minotauro taglia diritti umani e solidarietà internazionale

La Manovra governativa si presenta sempre più come un labirinto di dispositivi attraverso i quali al Minotauro-mercato viene sacrificato ogni aspetto di equità sociale e rispetto dei diritti fondamentali. Uno degli aspetti meno conosciuti dei tanti tagli, infatti, lega strettamente due facce della politica estera di un Governo sempre più confuso e pericoloso dal punto di vista della gestione degli affari internazionali. Al CIE di Bologna, qualche giorno fa, come ha riportato anche Liberazione, alcune donne nigeriane sono state picchiate perché chiedevano di comunicare con l’esterno, a Lampedusa, in queste ore, la prolungata e illegittima permanenza di bambini e ragazzi migranti nel CSPA (Centro Soccorso e Prima Accoglienza) li espone alla violenza derivata dall’esasperazione delle oltre 500 persone attualmente rinchiuse e in costante attesa di trasferimento. I bambini incrociano il loro sguardo con adulti esasperati, intenti a tagliarsi braccia e gambe con lamette, oppure vengono colpiti, com’è già successo, anche solo per sbaglio, dal lancio di sassi durante rivolte che scoppiano sempre più frequentemente dentro le mura di quei Centri che si insiste nel voler chiamare di “accoglienza” e “soccorso”. Tutto questo all’interno di un continuo stato di promiscuità in cui si trovano minori, famiglie con bambini e altre categorie vulnerabili come disabili, malati e richiedenti asilo, spesso presenti nel cosiddetto “gabbio”, zona chiusa dei centri in cui le organizzazioni umanitarie non possono entrare, invece che in reparti loro dedicati, adeguati alle loro esigenze, come prescrive la normativa. La tensione è gioco forza sempre più alta e sfocia nelle rivolte che hanno scandito gli ultimi giorni e che hanno spinto gli stessi minori ad azioni che denotano come il loro equilibrio psicologico sia ormai precario. A sostegno di questa visione securitaria dell’immigrazione, vengono tagliati i fondi a sostegno della azioni di cooperazione internazionali allo sviluppo, cioè di quelle azioni che dovrebbero sostenere la democrazia e contrastare i fenomeno strutturali in quei Paesi che impongono agli immigrati di rischiare la vita per venire a cercare un destino migliore. Tra le innumerevoli pieghe della Manovra governativa, infatti, abbiamo scoperto anche devastanti tagli a ciò che resta della cosiddetta cooperazione internazionale allo sviluppo, un tempo «Parte integrante della politica estera italiana», come recita l’articolo 1 della legge 49/87. Il testo della Manovra, infatti, prevede di aggravare le misure previste a legislazione vigente, che già tagliano il bilancio del Ministero Affari Esteri di 182 milioni di euro nel triennio 2013-2015, decurtandolo ulteriormente di più di 100 milioni di euro. La decisione non è originale, dato che, nell’ultimo triennio, i tagli al bilancio generale del MAE sono stati fatti gravare per la maggior parte proprio sul bilancio della Cooperazione allo Sviluppo. Complessivamente, nel triennio 2008-2011 i fondi destinati alla legge 49/87 erano stati ridotti del 78 %; questo significa che oggi il fondo per la cooperazione allo sviluppo dispone solo di 158 milioni di euro, e dunque una possibile riduzione di altri 100 milioni significa praticamente azzerare gli interventi in favore dei paesi in povertà, poiché le sole spese di funzionamento della struttura sono attorno ai 25 milioni di euro. Alla faccia degli impegni internazionali, delle politiche euro mediterranee, della lungimiranza verso forme di prevenzione dell’immigrazione dai paesi impoveriti, del rispetto dei diritti umani e via di questo passo. Tanto per ricordare un solo dato: l’impegno dei Paesi ricchi a sostegno degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, cioè della lotta alla povertà, era stato quantificato in uno 0,7% del PIL annuo. Il nostro Paese è attualmente allo 0,1% e con questi tagli si avvicina allo zero assoluto. E dunque più immigrazione clandestina e meno cooperazione, più militarizzazione e meno democratizzazione, più bombe e meno scuole, per i “dannati della terra”. Dobbiamo cercare di riannodare un nuovo filo di Arianna intessuto dai Diritti umani, dalla pace e dalla democrazia dei Beni Comuni, se vogliamo sconfiggere questo nuovo e insaziabile Minotauro che si chiama liberismo.

Raffaele K Salinari. Presidente Terre des Hommes

 

Pubblicato su Liberazione il 10-9-2011

 

 

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